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Il Mare in 3D

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05/04/2017 - Articoli, Notizie

Barriera corallina a rischio? Progetto in 3d per salvarla!

Barriera corallina a rischio? Progetto in 3d per salvarla!
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I ricercatori dell’Università di Sidney hanno progettato una ‘mappa’ virtuale in 3d della barriera corallina che riprende il modello preciso di come la struttura sia stata alterata a causa del cambiamento ambientale. 

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature sostiene che la Grande Barriera Corallina australiana potrà sopravvivere solo se verranno prese urgentemente misure per ridurre il riscaldamento globale e tenere sotto controllo la temperatura dell’acqua. Con l’attuale surriscaldamento marino, infatti, la barriera tende ad espellere le alghe microscopiche, chiamate dinoflagellati, che vivono in grandi colonie sulla loro superficie. Queste ultime, però, rappresentano anche la prima fonte di nutrizione dei coralli che, in loro assenza, oltre a perdere il colore, vanno incontro alla morte.

Alcuni ricercatori hanno utilizzato la stampa 3d per creare delle protesi per i coralli da utilizzare per aiutare la grande barriera corallina australiana a migliorare le proprie condizioni dovute allo sbiancamento. I ricercatori dell’Università di Sidney hanno progettato una ‘mappa’ virtuale in 3d della barriera corallina che riprende il modello preciso di come la struttura sia stata alterata a causa del cambiamento ambientale. 

In collaborazione con il Professor Will Figueira, la Dott.ssa Renata Ferrari ha costituito un centro per la realizzazione di modelli 3d per quantificare con precisione la struttura del delicato ecosistema corallino.
“L’idea di base era mappare, modellare e monitorare alcuni ecosistemi marini in tre dimensioni” - ha dichiarato al Guardian la Dott.ssa Ferrari - “Se è possibile creare una mappa 3d allora si può valutare la reale condizione dell’ecosistema”. 
Questa tecnica è relativamente nuova e si basa sulla fotogrammetria: la scienza che ricostruisce modelli in 3d partendo da una fotografia. Questi modelli virtuali vengono utilizzati per stampare dei modelli di coralli e potrebbero essere piantati sulle scogliere per dargli sostegno.
I coralli stampati in 3d consentirebbero di fornire un habitat nuovo per la fauna marina che si potrebbe nutrire delle alghe che uccidono i coralli causando lo sbiancamento. 

“In passato sono state create molte barriere artificiali grazie a blocchi di cemento o navi deliberatamente affondate” - prosegue Ferrari - “ma non abbiamo mai creato una barriera artificiale strutturata come una naturale. Con le barriere stampate in 3d il vantaggio principale è proprio questo. Si può fornire la stessa struttura di una reale barriera corallina proprio perchè abbiamo ottenuto i modelli prima dello sbiancamento e ora vogliamo letteralmente replicarlo”.

Dopo aver testato la resistenza dei coralli stampati in 3d in acqua la Ferrari spera di poter iniziare i test già quest’anno. L’estensione del progetto dipenderà dai finanziamenti, per adesso il test è costato circa 150.000 $.
La Dott.ssa Ferrari è fiduciosa sul potenziale risultato che questo progetto potrebbe avere ma ha avvertito che gli interventi locali saranno inutili se non si interverrà sul cambiamento climatico a livello globale con un’azione condivisa e concreta.     

Già durante il 2016 un report del ‘Council centre of excellence for coral reef studies‘, dell’Università James Cook di Townsville, in Australia, aveva registrato il più grande sbiancamento di coralli della storia. Nell’area più colpita era stato rilevato uno ‘sbiancamento’ del 67% su una striscia di coralli lunga 700 km.  I coralli perdono i loro colori tradizionali e diventano bianchi quando la temperatura del loro ambiente aumenta di oltre 2 gradi. Tuttavia lo ‘sbiancamento’ non significa la morte del corallo ma ne è lo stadio immediatamente precedente, visto che è l’ultima difesa che l’organismo marino mette in atto per garantirsi la sopravvivenza.

Quanto viene pubblicato su Nature infatti conferma ancora una volta questa tendenza. “Il riscaldamento globale è la minaccia numero uno per la barriera corallina“, ha spiegato al National Geographic il co-autore dello studio, David Wachenfeld del Parco marino della Grande barriera corallina. “Lo sbiancamento che si è verificato nel 2016 -ha aggiunto Wachenfeld- rafforza fortemente la necessità urgente di limitare il cambiamento climatico, come concordato dai leader mondiali nell’Accordo di Parigi“.

Secondo un rapporto dell’IUCN, ripreso dal National Geographic, entro il 2050 il riscaldamento degli oceani causerà lo sbiancamento (bleaching) di quasi tutte le barriere coralline del pianeta. Questo fenomeno si verifica quando le alghe, che vivono in simbiosi con i coralli, responsabili anche dei loro colori sgargianti, li abbandonano in massa, portandoli letteralmente a morire di fame.
 

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