Menu
Cerca
English

Il Mare in 3D

Il Mare in 3D

21/04/2017 - Articoli, Notizie

Tartarughe: una specie da salvare

Tartarughe: una specie da salvare
Tempo di lettura Tempo di lettura: 2 minuti

Le tartarughe marine sono una specie a rischio a causa dell'inquinamento e dell'azione dell'uomo. Questi esseri viventi possono essere aiutati in modo semplice.

L’1 e il 2 Aprile 2017 si è svolto a Policoro il primo meeting del WWF dedicato alla salvaguardia delle tartarughe marine a cui hanno partecipato veterinari, biologi ed esperti del settore. Le tartarughe sono una specie a forte rischio estinzione e questo è un problema dovuto principalmente all’inquinamento causato dall’uomo.

Il WWF è molto attivo in questo settore infatti esistono progetti dedicati al salvataggio delle tartarughe marine in 44 paesi del  mondo. Grazie alla collaborazione dei pescatori locali, di volontari e delle Forze dell’Ordine, ogni anno centinaia di tartarughe catturate per sbaglio con gli ami e con le reti, o trovate in mare in cattive condizioni di salute, vengono portate nei Centri di Recupero WWF per essere curate.

La tartaruga marina (Caretta caretta) è una specie carnivora che si trova diffusa tanto nelle acque degli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. Nel Mediterraneo i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto in Grecia, Turchia, Cipro e Libia mentre nella parte occidentale le nidificazioni sono da ritenersi eccezionali. In Italia, se i nidi deposti ogni anno sono solo alcune decine di unità (contro le 7 mila dell'intero Mediterraneo), i mari attorno alla penisola rivestono grande importanza per le popolazioni del bacino. Le tartarughe dividono la loro vita in due fasi; durante la prima frequentano la zona superficiale del mare aperto e successivamente si spostano in fondali bassi.

Come riporta il WWF le tartarughe marine sono seriamente minacciate dalle attività umane come il turismo, che causa l’antropizzazione dell’ambiente limitando le aree di riproduzione, il degrado delle coste e dei litorali prescelti per la nidificazione e soprattutto l'impatto con i sistemi di pesca che costituiscono le principali minacce per questa specie.  Basti pensare alle reti a strascico, agli ami dei palangari e alle reti fisse, dalle quali un gran numero di tartarughe viene catturato accidentalmente, causando la morte di più di 40.000 tartarughe l'anno. Il WWF stima che ogni anno circa 150mila tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca nel Mediterraneo e che di queste oltre 40.000 muoiano.

Durante gli ultimi anni gli sforzi da parte delle associazioni ambientaliste aono aumentate in maniera esponenziale. In particolare il Wwf è partner del progetto europeo Life Euroturtles, che si propone di realizzare "azioni collettive per la conservazione della popolazione europea di tartarughe marine" e coinvolge, oltre all'Italia (in Puglia, Basilicata e Sicilia), Croazia, Cipro, Grecia, Malta e Slovenia e del programma Cooperazione Transfrontaliero IPA Adriatico. Uno degli obiettivi del NET-CET è “consiste nello sviluppo di strategie comuni per la tutela dei cetacei e delle tartarughe marine nell’Adriatico grazie ad una Cooperazione pan-Adriatica”.

Come testimonia il video che trovate nel testo l’attività dei centri di soccorso del WWF è particolarmente importante sia per la cura e la riabilitazione delle tartarughe marine - spesso in questi centri vengono realizzati anche interventi chirurgici di alta precisione sulle tartarughe - sia per l’assistenza nelle prime fasi della vita della Caretta caretta. Infatti dal momento della schiusa al momento dell’arrivo in mare le tartarughe si trovano in uno momenti più pericolosi della loro esistenza per la loro vulnerabilità di fronte agli altri predatori.

Tutti coloro che amano l’ambiente marino hanno la possibilità di aiutare le tartarughe e gli altri esseri viventi che vivono in mare salvaguardando l’ambiente ed evitando di abbandonare rifiuti sui litorali. I rifiuti abbandonati verranno trascinati in mare dalla corrente e contribuiranno ad avvelenare il mare e i suoi abitanti. Domani -22 aprile- si celebrerà l’Earth Day, un’occasione in più per ricordarci che la salute dell’ambiente dipende essenzialmente dall’uomo, che contribuisce a inquinarlo con i suoi rifiuti, ma la salute di quest'ultimo dipende dall’ambiente. Iniziamo a contribuire al salvataggio del pianeta evitando di abbandonare la plastica sui litorali.

Gianluca Pedemonte

tags:

Scienza&Società